Genetica dei colori

Progressi e difficoltà

Nel 1991 veniva pubblicato un articolo a pag. 25 della rivista n°64 del C.E.B. sotto il titolo “un merlo e l’arancione” dove, per la prima volta che io sappia,  era descritto il modo come un épagneul breton eredita o trasmette le carratteristiche del suo mantello.

Benché questo aspetto del nostro cane non sia quello fondamentale trattandosi di un cane da lavoro, resta il fatto che il colore del mantello è definito nello standard della nostra razza.

Essendo comunque questa una caratteristica che salta agli occhi del meno attento degli osservatori, non è inutile ritornare a parlarne diciotto anni più tardi, poiché circa il 90% dei membri del nostro club non sono, senza dubbio, venuti a conoscenza di questo articolo.

Mi propongo di riprendere qui, nella prima parte, quello che spiegavo all’epoca.

Muniti di questo bagaglio indispensabile, noi potremo quindi vedere nella seconda parte quello che i progressi della scienza hanno permesso di scoprire sul genoma del cane, grazie alla scoperta in particolare del DNA.
Ed infine, mi propongo di evocare il caso dell’esistenza di mantelli inusuali,  con le conseguenze che ne derivano.

Prima parte: Le regole principali

Quello che segue è una riedizione dell’articolo del 1991, riscritta cercando di alleggerirla per far passare l’aridità del soggetto.

 

 

I colori dell’épagneul breton

Prima di abbordare il soggetto dei colori della razza, o più esattamente della loro trasmissione attraverso le generazioni, è fondamentale ricordare che non è il colore che fa la qualità, come anche nel caso di un’automobile che non va più forte solo perché è rossa e quando una Ferrari vince è grazie al lavoro dei suoi ingegneri e dei suoi piloti e non dei suoi colori.

Ma, se voi vi travate di fronte ad una scelta, a parità di qualità, il colore è anch’esso un buon criterio come la vicinanza dell’allevatore, il nome del cane o della cagna, o altre ragioni superficiali (è il caso di dirlo!)  che non mette in discussione  la qualità intrinseca del cane.

Dopo il preambolo, veniamo al nostro soggetto!

 

Qualche nozione sull’eredità

Non è purtroppo possibile spiegare come un cane eredita il colore del suo mantello senza avere qualche nozione molto semplice di genetica…perché, sono i geni che assicurano l’ereditarietà di una caratteristica.

Cos’è un gene

E’ un elemento che si trova nelle cellule di un essere vivente (animale come vegetale), e più precisamente, che è veicolato dai cromosomi.

Si noti a questo proposito che la specie canina conta 39 cromosomi mentre la specie umana non ne conta che 23, cosa questa che spiega la grande diversità di aspetto presente nella specie canina!!!!…mentre la specie preferita dai ricercatori è la mosca dell’aceto tra l’altro perché conta solo 4 paia di cromosomi.

Un gruppo di questi cromosomi è ben conosciuto al grande pubblico: è quello che determina il sesso dei bambini.

L’esame di questo paio di cromosomi ci fa comprendere la base del sistema ereditario.

Esistono due cromosomi sessuali denominati “X” e “Y”.

La loro combinazione determina il sesso del neonato.

Le femmine sono sempre portatrici di cromosomi identici, ossia un paio di “X”=XX, mentre i maschi sono sempre portatori di cromosomi differenti “XY”.

Tutto molto semplice.

Al momento della fecondazione, l’embrione, il futuro essere, erediterà mezzo paio di cromosomi da sua madre e poiché essa non ha altro che cromosomi X  erediterà obbligatoriamente un  cromosoma X, mentre suo padre gli trasmetterà entrambi i tipi di cromosoma o “X” o “Y”.

Quindi secondo quale sarà il paio di cromosomi ricostituito dall’embrione si potrà avere una femmina “XX”e/o un maschio “XY”.

Ed è così dai tempi di Adamo ed Eva

Quello che accade per i cromosomi sessuali, accadrà anche per i geni che determinano il colore.

Non è superfluo precisare qui che ogni cromosoma è portatore di centinaia di geni ognuno dei quali presiede ad un carattere.

Per i cromosomi sessuali degli uomini sarà facile capire, dedurre che quello che causa l’apparizione della barba, il timbro grave della voce, l’organo sessuale esterno è legato ai geni situati sul cromosoma “Y”, mentre i seni e le ovaie sono dovuti alla sua assenza.

Allo stesso modo,  la criniera del leone,  il piumaggio splendido del gallo fagiano, le corna del cervo, dipendono da questi cromosomi sessuali.

Ebbene, la genetica non è altro che lo studio della trasmissione di questi cromosomi e dell’effetto sui loro geni.

Dunque, ogni genitore cede la metà di ciascuno delle sue paia di geni, solamente la metà, ai suoi figli.

Veniamo infine al nostro épagneul preferito ed ai colori del suo mantello, ricordando che lo standard francese della razza prevede 5 possibilità:

  • Mantello arancione  e bianco – la più diffusa
  • Mantello nero e bianco – forse la più elegante
  • Mantello marrone e bianco – probabilmente la più antica
  • Mantello tricolore nero, arancio e bianco – molto spettacolare
  • Mantello tricolore marrone, arancione e bianco – la più spettacolare

 

Questi mantelli possono essere bianchi immacolati, maculati a piccole macchie o con peli colorati che si mescolano ai peli bianchi.

Il colore del vostro épagneul breton sarà determinato dalla combinazione dei geni di ciascuno dei due genitori. Ma il potere di tutti i geni relativi alla stessa funzione non è identico.

Nel paio ricostituito si trovano dei geni dominanti (non confondere dominante che si applica ai geni con dominatore che è un tratto del carattere e del temperamento) oppure dei geni reccesivi o altro ancora una combinazione dei due (dominante + recessivo).

L’influenza di questi due tipi di geni si esercita in modo differente. Salvo casi particolari che noi vedremo a proposito dell’arancione, il gene dominante, anche se non è nel paio,  rivela sempre la sua esistenza, anche a costo di mascherare l’esistenza  del gene recessivo.

Al contrario, per essere visibile, per esprimersi, un gene recessivo dovrà essere obbligatoriamente  nel paio e  dunque ereditato sia dal padre che dalla madre.

Questo spiega che, nonostante tutti i cani, qualunque sia la loro razza, siano portatori delle decina di migliaia di geni della specie, alcuni non si rivelano come appartenenti ad una determinata razza a meno di incrocio o di un imbastardimento.
Per  esempio l’épagneul breton possiede il gene del colore grigio-bluastra del Bracco di Weimar, ma in maniera non percettibile, perché questo grigio è dovuto alla forma recessiva di un gene che è presente unicamente nella sua forma dominante nel nostro épagneul.

E lo stesso per i geni che comandano alcuni dei criteri di non-conferma i quali, se apparissero, tradirebbero un morganatico.

 

Ereditarietà dei colori nell’épagneul breton

Convenzionalmente si designano i geni dominanti con la lettera G maiuscola e al contrario quelli recessivi con la lettera g minuscola

Nel mio precedente articolo, pubblicato nella rivista n° 98, scrivevo: Il fatto che il mantello sia bicolore o tricolore è determinato da quello che si trova nel locus  “A” (“A” a seguito delle serie Agouti)

Un buon numero di Allele si trovano in questo locus, ma per l’épagneul breton che ci interessa in questo caso noi ne studieremo solamente due in questo momento.

E’ quindi giunto il momento di considerare un terzo allele, presente nel locus “A”.. e designato  come “Ay” e che sembra essere ben presente nei soggetti che hanno questo mantello particolare.

Quest’allele “ay” é in effetti quello che determina questi mantelli di colore arancione (pigmento: feomelanina), punteggiato da peli bianchi e marroni (tutti e due dovuti allo stesso pigmento “eumelanina” , la cui densità determina sia il nero, sia il marrone più o meno scuro).

In altri termini, “Ay” dona un’espressione ristretta del nero/marrone a favore dell’arancione.

(Da notare che sembra che l’attività di “Ay” si prolunghi durante tutta l’esistenza del cane mentre la densità dei  peli pigmentati dall’eumelanina vada diminuendo man mano che il cane invecchia  diventando sempre di più arancione. Tutto questo non ha niente di anormale. Perché ben altre caratteristiche del cane, come per esempio la sua taglia o la sua dentizione, evolvono con l’età, senza che per questo il genoma sia modificato)
 
Gli americani che si sono interessati a questi problemi di genetica molto meglio di noi, hanno battezzato questo mantello con il nome di “SABLE” (“un falso amico”, derivato da un vocabolario araldico, e che si traduce in realtà con martora o zibellino) e che corrisponde, secondo la nuova terminologia ufficiale francese in “fauve charbonné”.

E’ assodato che la posizione gerarchica di “Ay”  è situata tra “As” e “at”. Dunque, “Ay” è dominante rispetto a “at, ma recessivo rispetto a “As”, e di conseguenza, per riprendere tutta la gamma che ci interessa:

  • AsAs: E’ doppio dominante e si esprime, evidentemente
  • Asay: “Ay” non si manifesta  ancorché presente
  • Asat : “at”  non si manifesta  ancorché presente
  • AyAy: E’ doppio recessivo e può manifestarsi
  • Ayat: “Ay” essendo dominante su “at” può manifestarsi, mentre “at” non si manifesta, ancorché presente
  • Atat: E’ doppio recessivo e può manifestarsi

 

(Si scrive “Ay” quando l’allele è in posizione dominante e “ay” quando questa è in posizione recessiva)

Una prima conclusione è evidente: Nessun soggetto realmente tricolore (“atat” = portatore di colore arancione sulle arcate sopraccigliari, alle guance , alle estremità delle membra, cioè a dire “marqué de  fauve” secondo la terminologia ufficiale francese) non può dunque trasmettere alla sua discendenza l’allele “ay” perché non lo possiede lui stesso.

Dunque, questi soggetti “fauve charbonné” non sono dei tricolori

Ma allora, da dove vengono questi cani?

Sono dei bianco arancio?

C’è forse l’influenza di soggetti nero/marroni accoppiati a degli arancioni?

O ancora ci sono stati dei morganatici nelle generazioni precedenti?

 

IL CASO DEI BICOLORI “NERI” O “MARRONI”

E’ stato stabilito da molto tempo che questi mantelli sono determinati dall’Allele “As che è dominante su quello “Ay” come su quello “at”.

Di conseguenza, che sia presente da solo o in coppia, solamente l’allele “as” impone la sua legge e un’eventuale allele “ay” non può manifestarsi.

I bicolore nero e/o marrone non hanno dunque mai mantelli “charbonnée”.

Possono tuttavia essere portatori di queste allele:

  • AsAs: né portatore di “fauve charbonné” né “marque de fauve”
  • Asay: portatore in segreto di  “fauve charbonné”; quest’allele è dunque impercettibile, ma ben presente dunque cedibile alla propria discendenza
  • Asat : portatore in segreto di tricolore “marqué de fauve”, quast’allele è dunque impercettibile ben presente dunque cedibile alla propria discendenza
  • Ayat: Caso di configurazione impossibile in un soggetto bicolore nero o marrone poiché deve obbligatoriamente essere portatore “As” per essere quello che è!

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

IL CASO DEGLI ARANCIONI

Ricordiamoci di quello che è stato scritto nella rivista n° 98:

“Sotto la sua forma omozigota recessiva (ossia “ee”) è interdetta l’espressione del gene”B” o “b”( Si dice che è epistatico a “B”)

In altri termini, la combinazione “ee” cancella totalmente il pigmento “eumelanina”, lasciando così apparire la sola feomelanina alla quale dobbiamo la colorazione arancione.

Per contro, questa combinazione “ee” non ha alcuna incidenza sull’allele del locus “A” e dunque nessuna influenza su “As”, “Ay” o “at” e tutte le combinazioni sono possibili e rispetteranno la gerarchia di queste allele senza tuttavia che l’effetti sia percettibile sul soggetto osservato.

AsAs, Asay, Asat, AyAy, Ayat, atat.

Si vede subito che due di queste formule “AyAy” e “ Ayat” che determinano il mantello “fauve charbonné” non si manifesteranno senza la presenza di “ee”.

Ora è precisamente “ee” che determina il mantello arancione e dunque il mantello “fauve charbonné” non è un mantello arancione e bianco.

Ma allora, se questi mantelli anormali non sono né dei mantelli tricolori, né dei mantelli arancione/bianco e meno ancora dei mantelli nero/bianco o marrone/bianco, come considerarli in rapporto allo standard della razza?

E, se del caso, bisogna cercare di sradicarli se possibile?

Il mantello “fauve charbonné” non può provenire che da soggetti portatori di “Ay”. Basta che “Ay” sia presente una sola volta in uno solo dei due genitori.

Dunque, esaminando gli accoppiamenti possibili:

  • Due soggetti arancioni non possono produrre soggetti  “fauve charbonné”, “ee” interdicendo la produzione dell’eumelanina
  • Un soggetto arancione accoppiato ad un soggetto nero/marrone, può produrre  soggetti “fauve charbonné” se uno tra di essi è portatore di “Ay”. La proporzione statistica di “fauve charbonné” aumenterà evidentemente se i due soggetti sono portatori, potendo passare dal semplice al triplo
  • Due soggetti neri e/o marroni (di cui un portatore indifferentemente di “ay” o “at” e l’altro portatore di “Ay” imperativamente, possono produrre dei soggetti “fauve charbonné”
  • Due soggetti tricolore “marqués de fauve” non possono produrre soggetti “fauve charbonné”, poiché tutti e due non possono essere portatori di “Ay” essendo già portatori di “atat”

 

La tabella sotto esposta ricapitola tutte le possibilità, ma per la prima generazione solamente, evidentemente. (noi abbiamo mantenuto la terminologia usuale “tricolore” per rendere la lettura più facile, ma questo termine inappropriato non è più utilizzato dai genetici che parlano di soggetti “noie marqué de fauve à panachure blanche” oppure di soggetti “marron marqué de fauve à panachure blanche).

Si constata immediatamente che su tutti i casi possibili, che rappresentano 21 combinazioni, solo cinque “matrimoni” non offrono la possibilità di veder generare soggetti con il mantello “fauve charbonné” e ancora, per uno di questi casi (arancione x arancione) il mantello “fauve charbonné” può essere presente e trasmesso, anche se non manifesto a causa della presenza di “ee” nei due genitori

 

Morganatico o mutazione?

E’ difficile  ammettere che ci troveremmo di fronte a sei tipi di mantello dell’épagneul breton e non ai cinque come noto da 56 anni, prima che le conoscenze in genetica avessero fatto dei progressi (e che il vocabolario dei colori del mantello avesse acquisito una certa precisione).

Si è tentati di pensare prima di tutto che ci si trovi di fronte ad un morganatico o eventualmente ad una mutazione. Possiamo prendere in esame il passato della nostra razza per cercare di comprendere:

 

La preistoria

Non è un segreto che la nostra razza si sia costituita con diversi apporti esterni che hanno migliorato l’épagneul nostrano. E là dove non c’è purezza, non ci può essere bastardaggine!

La questione dell’esistenza dall’origine del gene responsabile del mantello “fauve charbonné”, o del suo arrivo inopinato a seguito di un incrocio casuale (scenario facile da immaginare per dei cani allevati in quell’epoca in ambienti aperti nelle fattorie) riveste poco interesse pratico e questo tanto più che per certi autori di riferimento, tra i quali in Francia il prof Denis, “il muso nero dei soggetti con mantello fauves (arancione nel nostro linguaggio) sarebbe dovuto alla presenza dell’allele “ay” nel qual caso “l’inquinamento” genetico interesserebbe una parte considerevole della popolazione attuale!!!!! (In ogni caso non è il mantello nero che potrebbe essere  incriminato e nella rivista n° 87, del marzo 2003 a pag. 13, avevo dimostrato che il primo épagneul breton iscritto al L.O.F “BOY”, maschio arancione e bianco nato nel 1905, e dunque prima del primo standard, era già portatore del gene che determina il mantello nero, come lo prova il mantello di sua figlia “NELL”, nero e bianco, nata nel 1908 da Boy accoppiato ad una licia con mantello marrone e bianco, che era totalmente incapace di cedere il gene del nero alla sua discendenza in quanto non lo possedeva essa stessa.

 

Il Medio Evo

Il primo standard registrato nel 1908 ha bandito il mantello nero.

La storia non dice se gli allevatori hanno continuato l’allevamento malgrado questo, ma in questo caso in numero meno importante, focalizzando i loro accoppiamenti sui soggetti con mantello arancione e marrone (tricolore e non)  

Malgrado questo, da quando un nuovo standard, nel 1956, ha autorizzato il mantello nero abbiamo visto al riapparire rapidamente dei soggetti con questo mantello, prova questa che il gene si perpetuava attraverso i  soggetti arancioni poiché non poteva essere trasmesso dai soggetti marrone.

Ma evidentemente, se il mantello “fauve charbonné” salta agli occhi quando genera del nero, non è lo stesso quando si manifesta in marrone e certi mantelli arancioni definiti “caldi” potrebbero essere stati in realtà dei mantelli “fauve charbonné”.

E questo senza che si sia preso coscienza della sua esistenza, poiché la discendenza di questi soggetti ne era di sovente esente.

 

I tempi moderni

L’accettazione del nero nel 1956, perfettamente giustificato come spiegato più in alto, e in fin dei conti recente: appena cinquant’anni indietro, ossia il tempo all’incirca di una quindicina di generazioni!

Non c’è niente di anormale in queste condizioni che solamente ora ci dedichiamo al problema posto dal mantello “fauve charbonné”!

C’è stato bisogno che si ricreasse una popolazione di soggetti con mantello nero, e che tra questi soggetti alcuni fossero portatori di geni “Ay” e avessero l’occasione di manifestarsi!

Inoltre, dei soggetti arancioni con musi neri, sono stati visti sempre più frequentemente, perché sembra che molti si siano lasciati sedurre dall’espressione spesso molto “sveglia” di questi soggetti, dimenticando che lo standard raccomandava un muso “di un colore più scuro del corpo” ( e dunque in nessun caso nero con un mantello arancione)

In breve, il gene del nero si è propagato velocemente.

 

 

Come già scritto nella rivista n° 98 alcuni indizi oltre al mantello stesso tradiscono la presenza delle allele responsabili del colore nero e marrone, per esempio il muso color tabacco dei portatori di marrone, mentre un muso nero in un soggetto arancione sta ad indicare la presenza di “B” ma forse anche la presenza del gene “Ay”.

(D’altronde, bisogna ricordarsi che il L.O.F dell’épagneul breton non è chiuso e che la procedura di prima iscrizione ha forse permesso delle intrusioni non desiderate. Inutile comunque piangere sul latte versato: Quello che è fatto è fatto).

 

L’epoca contemporanea

Il miglioramento delle comunicazioni, sotto tutte le forme, come tra l’altro la banalizzazione dell’utilizzo delle foto a colori, hanno reso i mantelli tricolore “marquées de fauve” molto  popolari da vent’anni a questa parte, soprattutto i mantelli tricolore con del nero, e sappiamo il male che possono causare tutti i fenomeni di moda!

Ben pochi amatori, ancora oggi, si sono dati la pena di comprendere come questo mantello possa apparire, ed è possibile se non probabile che un buon numero tra di loro abbiano tentato di accoppiare soggetti nero/bianco con soggetti arancione/bianco, sperando così di arrivare al risultato sperato.  

Qualche volta si è giunti al risultato ricercato, spesso però non si sono ottenuti risultati, ma soprattutto gli accoppiamenti tra soggetti con mantelli con colori disparati si sono considerevolmente sviluppati contribuendo così alla dispersione del nero e nello stesso tempo del gene “Ay”.

Questo e tanto più paradossale perché precisamente i veri tricolore non possono in alcun caso trasmettere questo gene che non possiedono.

L’uso continuo di un vocabolario tradizionale per designare i colori, certo di facile comprensione, anche un pò poetici (arancione, fauve, limone, rosso, acajou o rubis per designare lo stesso colore) ha permesso anche che i soggetti “fauve charbonné) siano di sovente, ancora oggi menzionati sia come bianco/arancioni sia come tricolore.

I mantelli “fauve charbonné” sono dunque a lungo considerati come dei mnatelli tricolore poiché ci si trovava di fronte a dei soggetti presentanti tre colori (Io ne so qualche cosa: alcune delle foto presentate più in alto sono state scattate nel mio allevamento e ho fatto anch’io questa confusione)

La nomenclatura dei colori dei mantelli (messa a punto dalla SCC dal 1982, benché poco usata nel linguaggio corrente) evita questa trappola poiché distingue i soggetti “fauve a panachure” dai soggetti “ neri o marroni marquées de fauve a panachure” essi stessi distinti dai soggetti “fauve charbonné” trattati in questo articolo

Quale conclusione trarre?

Quale comportamento adottare nell’immediato? Quali decisioni prendere per il futuro?

E’ compito del comitato del C.E.B. dibattere sull’argomento e prendere le necessarie  decisioni.

La difficoltà deriva dal fatto che l’accoppiamento di due soggetti confermati, vedi campioni, vedi anche elitari, può dare vita ad una discendenza con un mantello di  un colore che personalmente oggi considererei inaccettabile poiché non contemplato nella nomenclatura.

Basterebbe rifiutare l’omologazione  (sempre che detta procedura valga) ai cani “fauve charbonné” O non si dovrebbe anche non consentire la riproduzione dei genitori di questi “eretici”?

E se si vuole un’azione efficace, tanto rapida quanto possibile, non bisognerebbe negare il diritto alla riproduzione a tutti i discendenti viventi in grado di trasmettere l’allele “Ay” e dunque una buona parte dei nostri animali!!!

Allora: la soluzione di saggezza non sarebbe quella, di primo acchitto, di rifiutare l’omologazione dei cani “fauve charbonné” (agli allevatori di assumere le loro responsabilità e di decidere quello che faranno dei cuccioli eretici, venderli in saldo come non omologabili come soluzione più accettabile).

Ma perché questo abbia la massima efficacia, bisognerebbe che si potesse chiudere allo stesso tempo il L.O.F. per la nostra razza. In mancanza di questo provvedimento si avrebbe a colpo sicuro un ritorno dei portatori di “Ay” per la porta di servizio, in maniera innocente, approfittando della procedura di prima iscrizione.
 
La chiusura del registro L.O.F. non da assicurazioni che su tre generazioni.
Ora, la confidenzialità dell’allele “Ay” può durare più a lungo e sfortunatamente soprattutto attraverso il canale dei genitori poco utilizzato o occasionali e dunque a detrimento del patrimonio genetico della nostra razza! Ma questa è un’altra questione!

Sradicare una caratteristica la cui dominazione è messa in evidenza solamente in un contesto molto limitato (arancione X, nero o marrone) è un impresa che può riuscire, ma solamente a lungo termine e comunque non si sarebbe mai certi, qualunque sia il lasso di tempo trascorso, che questo gene non resti presente nel patrimonio di un cane “irreprensibile”

P.S. Nel corso della riunione del 10 gennaio 2009, il comitato del C.E.B. a è arrivato alla conclusione che i soggetti che hanno il mantello ccharbonné non sono conformi agli standard della razza e ha adottato delle particolari disposizioni che collimano con le conclusioni tratte dall’articolo.

 

Genetica dei colori

Seconda parte: Aïe ! = ay ! ay ! ay !

Nel 1991 la rivista n° 64 del C.E.B.  pubblicava a pagina 25 un articolo dal titolo  “il merlo e l’arancione” dove per la prima volta a mia conoscenza, era descritto il modo in cui un’épagneul breton eredita o trasmette il colore del suo mantello.

Sebbene questo aspetto non sia il più fondamentale, trattandosi di un cane da lavoro, resta il fatto che il colore del mantello è definito nello standard della nostra razza.

Siccome inoltre, è un carattere che salta agli occhi del più profano degli osservatori, non è inutile di ritornare sull’argomento diciotto anni più tardi, poiché circa il 90% degli attuali membri del nostro club non ne sono venuti a conoscenza.

(Avvertimento : I lettori e soprattutto i veri “genetici” capiranno e saranno d’accordo  che non si ritorni qui, nel dettaglio, su quello che abbiamo compreso sulle ultime scoperte nell’analisi del genoma del cane, come l’esistenza di un locus “K” per il nero recessivo e la sua relazione epistatica con gli allele del locus “A”.

Sarebbe fin troppo complesso per un articolo di divulgazione che mira al pragmatismo. E siccome mi sembra che, almeno nel caso dell’épagneul breton, questi progressi scientifici non cambiano il senso delle cose che noi abbiamo tentato di spiegare precedentemente, noi utilizzeremo la terminologia alla quali i più si sono familiarizzati da vent’anni a questa parte)

Ricordiamo prima di tutto che tutti i cani, qualunque sia la loro razza, portano la totalità dei geni della specie.

Questa è una delle cose che differenziano le specie tra di loro in quanto il genoma (repertorio dei geni) della volpe è diverso da quello del lupo, lui stesso differente da quello del cane, mentre i bichon maltais, Saint bernard et épagneul breton hanno lo stesso genoma.

In mancanza di meglio, da decenni, i nostri standard di razza indicano i colori ammessi per i mantelli con dei vocaboli che sono più consone all’arte della pittura che alla caratterizzazione genetica.

Peggio, la terminologia tradizionale varia da una razza all’altra per designare un solo e stesso colore!

Così, alcuni parleranno di un mantello cioccolato (labrador), fegato (Springler inglese, o ancora castano, mentre noi amanti dell’épagneul breton, parliamo di un cane: Marrone e bianco.

La SCC, attraverso un approccio un po’ più scientifico, afferma: “marrone a maculatura bianca (mar.pan.bla. oppure mar.pbl) mentre, riferendoci a quello che ho tentato di spiegare nella prima parte di questo articolo, converrebbe menzionare: “As-/bb/E-/sp-“ certo ben meno significativo per l’uomo di strada ma che almeno dovrebbe  essere (notare il condizionale, perché ne siamo ancora lontano) la terminologia utilizzata dall’allevatore, dal giudice e dagli esperti.

Detto questo, capita di osservare anche l’esistenza di mantelli che non si sa bene come classificare, né come qualificarli.

Questi mantelli sono a priori di aspetto arancione ma presentano anche una certa quantità di peli neri.

Allora, sono essi degli arancioni e bianchi o dei tricolori? In ogni caso, sembra che questi mantelli fuori norma appaiono con una frequenza che, seppur ancora limitata, rende necessaria la comprensione di come le stesse si manifestino, a quale formula genetica corrispondano e quando si presentano, di trarre le conseguenze sul piano del nostro standard.

Il gene che controlla la ripartizione del bianco, la maculatura  fa parte della serie “S” (da Spotting = macchia)

Questa serie è costituita da numerose allele, da numerosi modelli che determinano una variazione che va da:

      • “S+” (il + indica la forma selvaggia = nessuna macchia bianca, alla maniera del bracco ungherese o del labrador  fino a
      •  “sw” (w=white – bianco) = mantello interamente bianco, essendo totale l’invasione della maculatura, come nel “Westie” o Cane di Montagna dei Pirenei. I mantelli del tipo di quello del dalmata, nel quale la maculatura si estende alla faccia sono anch’essi di questo tipo

L’evoluzione dell’invasione è progressiva e passa attraverso fasi intermedie:

      • “si” (i=irlandese non a causa del setter ma di un topo di laboratorio!)= maculatura limitata al petto, alla gola e alle membra restando  colorate la maggior parte del corpo delle membra del collo e della testa
      • “sp” (p=Piebald= gazza) = La maculatura concerne una grande parte del corpo, la colorazione non appare più come unica più o meno estesa, ma con macchie in successione isolate l’una dall’altra dal colore bianco.

 

In tutti questi geni, solo la formula “S+” è dominante mentre le altre forme sono in ordine gerarchico: S+ – si – sp – sw.

E’ dunque evidente che questo schema un po’ vago rende difficile il controllo totale della trasmissione del bianco.

D’altronde lo standard dell’épagneul breton, non ammettendo i mantelli unicolore e considerando come difetto di selezione una macchia bianca sulle orecchie così come un occhio in uno spazio bianco, bandisce così dalla razza i geni “s+” e “sw” lasciando sussistere solo i geni con una dominante incompleta.

E così come, evidentemente, la presenza di macchie bianche, difetto di selezione, tradisce il morganatico con un’altra razza come la mancanza totale di zone bianche.

Si noterà, a proposito della maculatura, che un gran numero di cani con colore bianco molto accentuato, non rispondono pienamente allo standard attuale (FCI n° 95 del 2003) della nostra razza e questo senza che gli esperti si preoccupino particolarmente.

In effetti questo standard precisa che:

Colore: Mantello bianco e arancione, bianco e nero, bianco e marrone, a maculatura mediamente invadente a  spazi irregolari

 

Moucheté, Rouanné

Coraggio, stiamo giungendo alla fine di questa parte; un po’ come per il bianco, bisogna abbandonare  l’idea che consiste nel  credere  che il moucheté, il truité così come il rouanné corrispondano ad una più o meno grande ripartizione di colori del mantello.

Si tratta di una caratteristica che deriva dall’influenza di geni specifici!

Ricordiamo prima di tutto che un cane rouanné (o grisonné se si tratta di peli neri) designa un soggetto che presenta un insieme  di peli di colore e di peli bianchi mentre delle piccole macchie, come le efelidi in qualche modo, danno un cane “moucheté” ou “truité”

Il gene in causa e della serie “T” (da ticking=);  i mantelli il cui bianco non presenta macchie colorate oltre alle grandi zone dette “pie” sono sotto l’influenza della forma recessiva di questo gene “t”. Al contrario i mantelli “mouchetées” dipendono dalla forma dominante “T” e sicuramente la regola della dominanza gioca il suo ruolo:

  • tt + tt = progenitura pie, interamente di tipo “tt” (omozigota)
  • TT + TT = progenitura mouchetée, interamente di tipo “TT” (omozigota)”
  • TT + tt =  progenitura mouchetée, interamente di tipo “Tt” (eterozigota)”
  • Tt + TT = progenitura mouchetée, (statisticamente omozigota al 50%)
  • Tt + tt = Tutti i casi di configurazione sono possibili
  • Tt + Tt = Tutti i casi di configurazione sono possibili

 

Per quanto concerne il rouan, gli esperti dibattono ancora per sapere se si tratta di una forma estrema della manifestazione di “T” o di un gene specifico “R”, responsabile del “rouannage” sotto la sua forma dominante!
E cosa più importante da memorizzare,  come detto all’inizio di questo lungo capitolo: non dimenticate mai che non è il colore che fa la qualità.

 

 

 

DECISIONE IMPORTANTE DEL COMITATO DELL’EPAGNEUL BRETON

Sulla rivista 98 pag. 53 viene spiegato: il meccanismo genetico della trasmissione dei colori.

Una ricerca complementare che viene pubblicata in questa rivista n° 99 mette in luce che in alcuni casi ci si trovi di fronte ad un mantello non recensito.

Si tratta di un soggetto arancione e bianco con peli neri più o meno abbondanti in differenti parti del corpo (muso, orecchie, dorso, base della coda).

Questo colore (charbonné) non è prevista nello standard FCI n° 95 della razza épagneul breton.

Essa non esiste nemmeno nelle razze di cani da ferma.

Di conseguenza, il comitato CEB mediante voto a scrutinio segreto in occasione della riunione del 10 e 11 gennaio 2009 ha deciso, all’unanimità, di non omologare questi soggetti con mantello “charbonné” con il seguente calendario:

 

    • A partire dal 31 marzo 2009, i soggetti con questo tipo di mantello non saranno più giudicati nelle esposizioni. In caso di presentazione, saranno squalificati per mantello non conforme allo standard FCI.
    • A partire dal 01 gennaio 2010, ai soggetti con questo tipo di mantello sarà negata l’omologazione.